Dionisiaco. Così definirei lo spirito con cui il lucano Giuseppe Festino, alias “Fenice”, affronta il cimento artistico. Dionisiaco nel senso nietzschiano del termine, volto, quindi, a cogliere tutta l'intensità della vita nella sua vis più animale, ammettendo, d'accordo con Freud, che é l'impulso al piacere, in eterna competizione con la regola culturale che tenderebbe a tenerlo sotto debito controllo, il motore primo di ogni comportamento della nostra specie. Dionisiaco come corrispettivo quasi inevitabile di gioventù, perché é nella gioventù, e fra la gioventù, quando il mondo sembra essere ancora tutto a disposizione e il tempo non avere confini, che si é soliti prendere la vita secondo un certo verso. Ma non c'é, nel dionisiaco, solo istinto cieco e disposizione al piacere. Compare, fra una pausa e l'altra, anche il bagliore di una riflessione che inquieta profondamente, lo spettro dell'insoddisfazione, l'intuizione del limite, il sospetto che nulla possa gratificare realmente, e se anche lo facesse avrebbe poi un termine, come del resto capita ad ogni cosa in questa terra. È questa alternanza di slancio e rinculo, di godimento e frustrazione, senza una vera e propria soluzione di continuità, a muovere l'universo pittorico di Festino, la cui inaudita vitalità, accesa come un tizzone ardente anche nel soggetto più bonario e scanzonato, non troverebbe adeguata espressione se non si sapesse convertire in chiave di piena attualità molti dei richiami provenienti, in particolare, dal colorismo post-impressionista. Il fauve lo metterei al primo posto, come correlativo di una sensibilità terribilmente attratta dalla vibratilità della diversificazione operabile sui toni caldi, ma é altrettanto facile riscontrare echi del Gauguin di Pont-Aven o del Van Gogh più filamentoso, e ancora, di Lautrec e Kirchner come del Munch più psicopatico e agghiacciante. Ma si sbaglierebbe, e di molto, a credere che la dignità dell'arte di Festino risieda in questo suo rimandare a precedenti illustri: l'orizzonte creativo di Festino é tutto a parte, originale e personalissimo, fra provincia e centro del mondo, cronaca e storia, relativo e assoluto.

Vittorio Sgarbi - Critico d'Arte, Saggista, Opinionista (2017)  


Nelle opere del pittore Giuseppe Festino l’intensità espressiva è dovuta alla stesura di un ampio segno vibrante. Si tratta di dipinti eseguiti con una trama segnica intensa e coinvoglente: è presumibile che rispecchi appieno l’anima dell’autore. Comunque sia, sono opere i cui simboli espressivi si celano nelle vibrazioni del colore. È questa la significativa maestria di Festino che conosce quell’arte tonale portatrice delle sue emozioni interiori. La composizione è un insieme virtuoso di note cromatiche suadenti, quanto seducenti. La scelta significante della cromia, fatta di contorni marcati, pigmenti gialli, azzurri, blu e rossi, evoca sentimenti che si stagliano su uno sfondo monocromatico solcato da vibrazioni che sottendono ad ogni cosa. Il supporto vibra delle sensazioni del soggetto. Queste narrazioni visive sono opera di un artista talentuoso e sincero, di cui è gradevole esaminare il messaggio celato, cercando di coglierne il significato più profondo.

Paolo Levi - Critico d'Arte, Saggista, Giornalista, Curatore d'Arte (2016)  


La trasposizione del sentimento in un immaginario pittorico surreale anche se dalla matrice figurativa nella perfezione realizzata di alcuni soggetti ed elementi, la dovizia del particolare ma allo stesso tempo la libertà espressiva di un artista libero dalle convenzioni estetiche, si incontrano in un’unica produzione pittorica, gettando solide basi stilistiche per un avveniristica rivisitazione del linguaggio pittorico tradizionale. Giuseppe Festino ci regala cosi emozioni cromatiche intense, nate dall’autenticità di un gesto pittorico sapiente e tecnicamente di alto livello, frutto di una ricerca estetica preziosa. Ordite trame emozionali si abbracciano a un’ estetica positivamente scontata, data l’oggettiva bellezza delle opere, mostrandoci una riscoperta sensibilità artistica che volgendo uno sguardo al passato, punta invece dritta al futuro delle novità pittoriche. 

Paolo Levi - Critico d'Arte, Saggista, Giornalista, Curatore d'Arte (2017)


Giuseppe Festino “Fenice” è giovane, e in quanto giovane possiede e conserva ancora intatta quella freschezza pittorica un po’ coraggiosa e d'impatto. Una dialettica pittorica incisiva non solo per il valore puramente estetico dei suoi ritratti, ma anche per i contenuti immaginifici forti e spesso provocatori. In una società ammorbata dai pregiudizi, dal finto perbenismo e dall’ipocrisia di concetto, Fenice muove sicuro le sue pedine, certo di una mossa pittorica vincente, e fa scacco matto alla chiusura mentale che alle volte affligge anche il mondo dell'arte. Festino è graffiarle e sfrontato ma è anche oggettivamente dotato di un gran talento tecnico e creativo, ed è destinato ad avere un posto di rilievo nel panorama dell'arte contemporanea ancora a lungo. Saper comunicare il proprio sentire è dote fondamentale e rara allo stesso tempo, e questo bravo artista ha la capacità di dialogare con l'osservatore che riesce così a cogliere anche le più sottili sfumature dell’opera. 

Sandro Serradifalco - Critico d'Arte, Saggista, Editore (2016)


Giuseppe Festino si esprime in opere di forte impatto visivo, dove immediato è l’emergere della tensione tra nascosto e svelato. Volti e figure femminili piene di pathos, conturbanti ed enigmatiche, descritte con cromie irreali e fortemente contrastate. I soggetti, trattati con uno stile personale che dal figurativo tende all’astratto, emergono dallo sfondo surreale e psichedelico del dipinto, come se stessero per materializzarsi davanti agli occhi dell’osservatore. Giuseppe Festino lavora con tratto deciso, calibra con maestria il dualismo luce-ombra per enfatizzare alcuni particolari del disegno riuscendo a raggiungere risultati di rara intensità. I lavori di Giuseppe Festino appaiono volutamente antinaturalistici e anticlassici, costruiti attraverso segni marcati e incisivi che delimitano campiture cromatiche surreali e molto accentuate. Queste figure misteriose e seducenti, coinvolgono emotivamente l’osservatore, fino a toccarlo nel profondo e a renderlo così parte attiva della narrazione visiva.

Serena Carlino - Critico d'Arte, Consulente Artistico (2017)  


My Generation
Stato embrionale di chi ancora deve crescere… genesi in attesa… Il tutto presentato con una carica cromatica vivace, esplosiva e, soprattutto, espressiva che sembra non esaurirsi mai. Nei modi di svelare la realtà avviene una distorsione per mezzo di un segno che ricorda l’avanguardia tedesca. All’inizio del Novecento, un gruppo di giovani si radunò per dare vita a qualcosa di nuovo e palesemente in opposizione alla falsa realtà presentata dai governi. Volevano infrangere gli schemi e gettare un Ponte per mettere in comunicazione le generazioni. Giuseppe “Fenice” Festino, facendo proprio quello spirito, raffigura un essere che lascia turbato chi l’osserva. Un essere dal corpo umano, dai vestiti contemporanei ma dal volto assente. Il giallo e il rosso dello sfondo bruciano come fiamme. Un inferno che circonda, un calore soffocante che impatta con la silhouette del personaggio con le mani in tasca, diffondendo sensazioni di disagio, abbandono e scontro più intimo che concreto. Emana un’angoscia corrosiva, resa ancor più visibile all’occhio dalla dissonanza dei colori che il gesso e l’acrilico amplificano. La Generazione che Giuseppe rappresenta fa parte del mondo in cui viviamo, dell’apparenza che crediamo di vedere e delle difficoltà che si incontrano nel cammino di crescita. Ogni Origine ha senso nel suo sviluppo e quella che il pittore rappresenta è umanamente confusa nella stasi di chi riconosce attorno a sé una società pieno di contraddizioni. La My Generation che cantavano negli anni Sessanta ritorna dunque nella nostra epoca, grazie all’elaborazione dell’artista che prende parole e sentimenti e ne fa un manifesto pittorico di sensibilità e richiamo alla presa di coscienza. Una meditazione volta a rompere gli indugi e il sentore di inadeguatezza che tormenta e ingabbia.

Massimiliano Porro - Critico d'Arte, Docente di Storia dell'Arte (2018)


La produzione artistica di Giuseppe Festino emerge soprattutto per la sua duttilità pittorica, che si snoda attraverso una serie di personaggi e figure, soprattutto femminili, che sprigionano tutta la loro bellezza e sensualità. L’artista si appropria di un linguaggio che può essere visto come un inno alla vita attraverso lo stato d’animo delle donne che si muovono in un contesto che giunge direttamente al cuore. Proprio per questo l’artista si esprime attraverso un cromatismo brillante, scintillante con colori forti che incarna un tipo di arte d’avanguardia con l’utilizzo di pastelli a cera e acrilici, con graffi parietali che scuotono la base delle sue campiture. Per l’artista si tratta di una vera e propria arteterapia sviluppando i suoi studi attraverso i temi dell’arte contemporanea e l’approfondimento dei grandi maestri del passato che lo spingono sempre più alla ricerca di se stesso. Altre volte, con un innesto surreale, Giuseppe Festino ci offre le sue emozioni, che poi traspone sulla tela, e che vengono immortalate dalle sue figure femminili che, con diverse soluzioni formali, si presentano in continua trasformazione attraverso il loro sorriso, la loro passione, la loro tristezza. L’artista, attraverso l’afflato dei suoi ideali, ha saputo conferire al suo messaggio visivo un andamento sia classico che moderno, senza mai tralasciare la figurazione quale metafora della vita e dell’esistenza terrena. In quest’ambito, Giuseppe Festino, è rivolto alla ricerca di un mondo personale, esclusivo, realizzando il suo modo di vedere la pittura. In ultima analisi si tratta di un artista che ha la capacità di fondere perfettamente fantasia e realtà con una interpretazione di tipo sperimentale per esaltare le sue grandi doti tecniche, ricche di risonanze poetiche, che evocano l’anima dello stesso autore. 

Antonio Castellana - Critico d'Arte, Giornalista, Artista (2017)


I profondi onirici e tormentati del Festino sono carpiti dal tratto marcato e graffiante, accesi, da ignee cromie di contrasto, in veementi comparse, tracimanti alla luce improvvisa del ritaglio della coscienza. Il luogo femminile è emozione panica e precategoriale, è un'eco lunare e un rimando emotivo dell’artista, è aperta malinconia fra presenza e assenza, fra perdita e conquista: è esigenza di rispecchiamento, di propriocezione, di riconoscimento del sé che nasce , che muore e che rinasce, alla ricerca di se stesso, in fuoco dalle sue ceneri.

Fulvia Minetti - Critico d'Arte, Poetessa, Artista, Docente di Scienze della Formazione, Lettere e Filosofia (2017)  


Il pathos dell’imago-azione pittorica del Festino proietta il moto d’intreccio di una torre babelica carnale: è l’alfabeto muto, unico, irriflesso, precategoriale e universale del corpo terreno, che con perversa e tracotante ambizione di superbia brama il raggiungimento della deità. È l’indistinzione della divina animalitas, dell’azione che precede la parola e l’identità del nome e che vive la vita instante il continuum transitivo al mondo. L’artista ricrea l’infinitizzazione di un sé totale, regresso, infine, sino a puro e primigenio movimento igneo dell’immemoriale, all’origine archetipica dell’uomo nell’elemento naturale. 

Fulvia Minetti - Critico d'Arte, Poetessa, Artista, Docente di Scienze della Formazione, Lettere e Filosofia (2018)  


Spontanee, intense e dalle strutture cromatiche emozionanti, le opere di Giuseppe Festino incarnano quel giusto compromesso fra tradizione ed innovazione, mostrando all’astante caratteristiche cromatiche tipiche di un’arte più sperimentale che si uniscono all’invece più tradizionale iconografia. Tra fotografia e pittura i suoi soggetti sono immortalati con naturalezza ed ogni elemento sembra rispecchiare perfettamente un innato talento espressivo. La brillantezza ideologica di questi dipinti, unitamente al talento tecnico di Festino, diventano simbolo di una produzione di grande contemporaneità, che segna l’inizio di una nuova era stilistica.

Sandro Serradifalco - Critico d'Arte, Saggista, Editore (2017)

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